Il termine flexicurity (flessicurezza) fu utilizzato per la prima volta negli anni '90 dal Primo Ministro della Danimarca Poul Nyrup Rasmussen. Il termine fa riferimento a un sistema in cui sono presenti queste tre condizioni (golden triangle):
Storia
Il termine flessicurezza risale a un dibattito politico nei Paesi Bassi, nei primi anni ’90. In quest'area la deregolamentazione del mercato del lavoro coincise con il miracolo olandese, nel quale il tasso di disoccupazione è diminuito considerevolmente. In modo simile la Danimarca ha praticato con successo la deregolamentazione del mercato del lavoro, che ha spinto gli studiosi e i politici a credere che la flessibilità dell’occupazione migliori la competitività delle aziende e la produttività. A livello europeo il libro verde ha promosso l’idea di partnership sociale e bilanciamento tra flessibilità e sicurezza. Questo libro ha provocato reazioni molto forti specialmente nei sindacati francesi, italiani e tedeschi, perché temevano minacciasse la loro indipendenza e che non tenesse conto della condizione dei lavoratori. Alcuni dubbi sono stati avanzati in una relazione pubblicata dall’OIL, nella quale si segnala come la flessibilità del mercato del lavoro abbia eroso i diritti dei lavoratori in aree fondamentali come la sicurezza economica. La Job Strategy dell'OCSE, invece, ha sottolineato i risultati positivi in termini occupazionali e socioeconomici registrati in alcuni Stati membri. Definizione e principi Considerando le esperienze olandesi e danesi la definizione di flessicurezza più citata è la seguente: “La flessicurezza è una strategia politica che tenta, in modo consapevole e sincronico, di migliorare la flessibilità dei mercati del lavoro, delle organizzazioni lavorative e dei rapporti di lavoro da una parte, e di migliorare la sicurezza sociale e dell’occupazione, in particolare per i gruppi deboli dentro e fuori dal mercato del lavoro dall’altra parte”. Nel contesto europeo i principi fondamentali della flexicurity sono:
La Flexicurity nella strategia occupazionale europea La Danimarca e la Svezia sono considerati i migliori esempi in ambito europeo perché hanno sviluppato un mercato del lavoro flessibile senza generare emarginazione sociale. I casi dei Paesi Bassi e della Danimarca hanno dato inizio al dibattito internazionale sulla flessicurezza. Il concetto è stato anche riconosciuto al Congresso di Lisbona nel 2000 dalla Commissione Europea. Per la Commissione Europea la flexicurity è il giusto equilibrio tra un mercato del lavoro flessibile (in entrata e in uscita) e la sicurezza per i lavoratori nella transizione da un'occupazione ad un'altra, in modo tale da creare nuova e migliore occupazione. L'idea di fondo è quella di considerare la flessibilità e la sicurezza, non come opposti, ma come elementi complementari. Per flessibilità si intende la maggiore libertà per le imprese di licenziare con lo scopo di fornire risposte più veloci ed efficaci ai nuovi bisogni e alle nuove competenze richieste dalla produzione. Per sicurezza si intende sicurezza occupazionale, con programmi di long life learning e con adeguati e generosi sistemi di assistenza sociale (indennità di disoccupazione, ecc.) per rendere non traumatico il cambiamento del posto di lavoro. La flexicurity è vista anche come un modo per mantenere le tutele del welfare state dei Paesi membri con la necessità di migliorare la competitività nel contesto dell'economia globale e dei sempre più frequenti cambiamenti tecnologici. Infine, la flexicurity è vista come una strategia utile ad evitare la segmentazione, rendendo il mercato del lavoro molto più inclusivo (tra insider - lavoratori con occupazione stabile e di qualità, e outsider - disoccupati, giovani, anziani, donne, stranieri, ecc.). La flexicurity comprende anche processi di semplificazione burocratica e amministrativa delle pratiche relative al mercato del lavoro (assunzione, licenziamento, accesso ai sussidi, ecc.) sia per i lavoratori, sia per le imprese, e ha come prerequisito una pubblica amministrazione efficace ed affidabile. Le quattro componenti politiche La Commissione e gli Stati membri dell’Unione Europea nel 2007 hanno raggiunto un accordo sul fatto che è possibile attuare politiche di flessicurezza attraverso quattro componenti politiche:
Il sostegno delle parti sociali agli obiettivi della strategia di Lisbona è un elemento importante al fine di tradurre i principi guida in iniziative politiche concrete. Se da un lato le politiche e le misure di flexicurity devono tener conto dei contesti nazionali, i Paesi membri della UE possono ispirarsi alle best practice raccolte in tutta la UE. Obiettivi Le misure adottate nell'ambito della flexicurity hanno l'obiettivo di:
Criticità E' ancora difficile valutare in che misura il modello della flexicurity sia replicabile nei Paesi dell'Europa meridionale. Tra le condizioni necessarie ricordiamo:
Nel modello danese le politiche attive sono la parte preponderante del sistema di flexicurity che consente alle imprese di disporre di forza lavoro costantemente riqualificata in base alle esigenze produttive. Il modello danese presenta anche alcune criticità:
Per approfondimenti: Gestione Risorse Umane
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